Come saranno gli impianti audio delle auto del futuro
Siamo stati nel silenzio del deserto del Nevada e abbiamo guidato una Toyota Camry Hybrid, una berlina di dimensioni “americane” che a causa dei riflessi lenti dell’ibrido nelle ripartenze, a fatica siamo riusciti a gestire negli incroci made in Usa con strade a otto corsie. Ottima invece l’esperienza con la musica a bordo, i sei altoparlanti hanno permesso di ricreare un ambiente in cui sia chi è alla guida sia i passeggeri si sentono immersi e avvolti dal suono e possono percepire in maniera chiara i toni medi, alti e bassi (con una leggera predominanza), senza capire però quale sia lo speaker di riferimento. L’impianto Jbl riesce a dare il meglio con rap e musica pop, ma non se la cava male nemmeno con jazz e classica.
In un mondo dell’auto in fermento a causa delle nuove tecnologie, con cambiamenti spesso molto più sbandierati che reali, abbiamo approfittato del Jbl Fest a Las Vegas per chiedere a Bradford Hamme, Senior Manager Acoustic Engineering Jbl, come questa rivoluzione “digital” nell’auto cambia il modo d’ascoltare la musica.
“Il nostro concetto base da cui sviluppiamo tutto il sistema è l’Independent Sound Zone, annunciato tempo fa in Europa al Salone di Ginevra, al momento in produzione e a breve sul mercato”, racconta Hamme, “abbiamo sviluppato controlli del volume indipendenti e isolato le varie zone, i due posti frontali possono gestire autonomamente l’ascolto rispetto a quelli posteriori, questo perché spesso chi è impegnato alla guida desidera avere un volume più alto mentre chi è seduto sul retro vuole più relax”.
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Al momento cosa su cosa siete impegnati?
“L’idea è creare un design il più possibile efficiente in termini di qualità del suono, ma anche in grado di consumare il minimo possibile dell’energia dell’auto, senza rinunciare ad un’estetica accattivante. Sono caratteristiche pensate per un utilizzo con veicoli elettrici e ibridi dove il contenimento dei consumi è un aspetto primario a cui prima si faceva meno attenzione. Le parole d’ordine sono una riduzione della massa dell’amplificatore e del peso mantenendo inalterate le caratteristiche di pulizia e qualità di suono dell’impianto, una sfida in cui il design riveste un ruolo importante”.
I nuovi trend tech nell’auto vi hanno concesso maggiore libertà nella progettazione degli impianti?
“Da un certo punto di vista, come ho anticipato, abbiamo meno libertà per via delle dimensioni e dei consumi degli speaker, d’altra parte, la vettura non ha più una concezione tradizionale, con due volumi nettamente divisi e un corridoio centrale, quindi possiamo posizionare i diffusori e il resto del sistema in posti un tempo impensabili, con un risultato migliore in termini d’acustica”.
Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?
“Introdurremo per ogni passeggero un interruttore per la gestione dell’effetto surround (e poi per altri tipi d’effetti) che al momento si posso solo inserire o dis-inserire con una modalità accesso/spento. Quello che vogliamo realizzare è un interruttore per ogni passeggero, una sorta di rotella con cui gestire l’intensità del tipo di suono. Più in generale ci stiamo specializzando sulla personalizzazione, vogliamo fare in modo che ogni persona a bordo possa scegliere come ascoltare (anche non ascoltare in alcuni casi) la musica, ma anche la propria user-experience“.
Credi che un sistema audio di fascia alta sia una discriminante per l’acquisto?
“Lavoriamo quasi con tutti brand a livello globale, credo che il tipo d’impianto dell’auto, la qualità e la marca, possano ancora rappresentare un valore aggiunto per chi sceglie una macchina piuttosto che un’altra. Un sistema car-audio premium è ritenuto un vantaggio e uno degli elementi importanti durante la scelta dell’auto. Almeno nell’70-80% dei casi gli automobilisti vogliono una determinata auto anche per il tipo d’impianto stereo”.